LETTERA AL MESSAGGERO

L’articolo di Luca Ricolfi sul Messaggero: “Io, ex renziano, credevo nel sogno riformista”, stimola la riflessione sul passato e il presente politico del Paese. In breve vorrei intervenire sui punti richiamati da Ricolfi, partendo dall’ultimo ora al centro della polemica politica: la decisione di Italia Viva di porre un aut aut al presidente del Consiglio. Conte avrebbe dovuto rappresentare il fattore di sintesi nella coalizione dei partiti che componevano la maggioranza di governo; invece ha compiuto (o intendeva compiere) scelte personali su questioni assai rilevanti, ed è questa la causa principale di quanto è successo. Riguardo le motivazioni più specifiche sollevate da Italia Viva, sono state chiarite dall’ex ministra Bellanova nel suo intervento al Senato, e poi riprese nella sua intervista rilasciata al Messaggero. A me paiono del tutto convincenti.

Ricolfi addebita a Renzi il naufragio del suo stesso progetto di riforma istituzionale. Ma non chiarisce le motivazioni. Forse sarebbe meglio lasciare all’analisi degli storici quanto accadde, compresi gli episodi di fuoco amico. Sta di fatto che le questioni che si voleva risolvere, ora si presentano come macigni posti sulla strada della modernizzazione istituzionale del Paese. Nel merito riprendo solo quella che, a mio avviso, considero la madre dei problemi istituzionali e politici: la stabilità dell’Esecutivo. Da semplice elettore mi permetto di indicare una possibile soluzione. Al di là degli aspetti tecnici sempre risolvibili, ritengo che debbano essere i cittadini italiani a indicare e decidere sul presidente del Consiglio; e ai partiti che nella scheda elettorale lo avranno indicato, venga garantito un premio di maggioranza parlamentare. Insomma, si tratta del metodo dell’elezione dei sindaci o dei Presidenti di regione.

Ricolfi con ragione difende Salvini da chi lo descrive come potenziale pericolo per la democrazia. Si sgombri il terreno dai falsi problemi. Salvini non è un nemico ma una avversario politico. Uno dei temi controversi riguarda il rapporto dell’Italia con l’Europa. Il primo Salvini allora sulla cresta dell’onda, appariva (e in politica ciò che appare è) come sostenitore di una posizione che si potrebbe definire arrogantemente isolazionista. E se una tale posizione si fosse affermata, avrebbe fatto cadere il Paese dalla padella alla brace.

Ma esiste un centro sinistra che possa contendere con successo la guida del Paese al centro destra? Da alcune parti si insiste perché si vada a un chiarimento tra Conte e Renzi; ma il vero problema politico passa per l’incontro tra Zingaretti e Renzi. Come questa storia andrà a finire, solo Dio lo sa. Certo i problemi economici del Paese non aspettano, anzi col tempo tenderanno ad aggravarsi. Occorre dunque mettere in atto una strategia di sviluppo che rilanci il sistema economico-produttivo del Paese. Insomma bisogna produrre, e ancora produrre la ricchezza necessaria per ripagare i debiti che ora siamo obbligati a fare, per garantire lo sviluppo dell’occupazione, per far star meglio la nostra gente e per avere le disponibilità da impiegare nella solidarietà internazionale. Se la sinistra non è in grado fare questo, di quale sinistra stiamo parlando?

Mario Mezzanotte