Caro Cazzullo,
Nel 1992 è successo anche a me di scrivere un libro (“Il compromesso dinamico”); e questo dopo aver trascorso una vita nel sindacato e poi nel Partito Socialista quale responsabile dei problemi del lavoro. Alcuni anni fa un amico mi suggerì di riprendere in un sito web le problematiche del libro. Lo feci, e ciò mi ha consentito di intervenire di nuovo sui temi politici, economici e sociali. Ma da un po’ di tempo il pessimismo della ragione, determinato dall’esame obiettivo dei persistenti, cronici problemi sociali del Paese, sta prevalendo sull’ottimismo della volontà nell’impegno politico (ciascuno di noi come può e sa) volto a dare risposte alla disoccupazione al Sud e più in generale a quella giovanile. Il tema di fondo rimane lo sviluppo economico, e quindi l’accrescimento della ricchezza reale del Paese; senza la quale si distribuiscono solo miseria o briciole. In soldoni, la questione consiste nel ridurre le importazioni (in tutti i settori) e soprattutto di aumentare le esportazioni del Made in Italy.
Ricordo che prima del mio impegno a tempo pieno nel sindacato (allora ero un giovane operaio specializzato nel settore delle telecomunicazioni, e segretario della commissione interna dell’azienda in cui lavoravo), il Paese viveva una stagione di grande sviluppo e di fatto di piena occupazione. Come mai ci siamo ridotti così?
Nell’introduzione al sito web suggerivo ai miei quattro lettori di leggere o rileggere: “Saremo colonia?”, di Piero Ottone – Longanesi; “La scomparsa dell’Italia industriale”, di Luciano Gallino –Einaudi; “I giorni dell’IRI”, di Massimo Pini – Mondadori.
Caro Cazzullo, le scrivo non per rivangare il passato (lasciamo che se ne occupino i giovani storici), ma mosso dal desiderio di tornare a esprimere il mio apprezzamento per il libro “Saremo colonia?” del giornalista Piero Ottone. Al di là dei particolari, il grande merito di Ottone e di aver acceso un faro su (mi si lasci passare l’espressione) ‘la madre dei nostri problemi’, tutti aggravatisi con la globalizzazione: l’evanescenza del ‘sistema-Italia’. A mio avviso, si tratta di un modo di pensare e di fare che dovrebbe essere ampiamente condiviso dalla comunità nazionale, nel momento che entrano in gioco gli interessi generali dell’Italia.
Mario Mezzanotte